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mercoledì 29 aprile 2020

STEP 12


Riproducibilità in tempo medievale e in tempo moderno?

Le misurazioni (dal Medioevo ad oggi)

Il concetto di riproducibilità poteva esser visto già in età medievale nelle situazioni in cui c’era la necessità di sapere: la quantità di grano che aveva fruttato il raccolto, quanto vino gli era rimasto nella botte, ecc. Per questi motivi ci fu sin da subito la necessità di creare dei ”campioni” che facessero da unità di misura, in modo da essere consapevoli delle effettive quantità di provviste che si disponevano. Le misure medievali sono sempre state molto elastiche, e cambiavano praticamente in ogni paese, in ogni città e a volte addirittura in ogni villaggio. Dall’altra parte anche all’interno dello stesso contesto le cose si misuravano in modo diverso: la botte è un’unità di misura che cambia a seconda che sia “rasa” o “colma”, ma anche il contenuto fa la differenza, ad esempio se c’era avena o frumento.                                                                             
I mercanti del Medioevo mentre avevano a che fare con una serie di intricate misurazioni.

Questi primi metodi di misurazione Medievali gettarono le basi per tecniche sempre più precise e efficaci.
Esempio di campione:


Un campione è un oggetto, uno strumento o un sistema di misura, destinato a fornire un riferimento rispetto ad una o più grandezze. Esso ha il compito di definire, realizzare, conservare e riprodurre unità di misura. La trasmissione (tra il campione e un altro strumento) della riferibilità di un'unità di misura (e conseguentemente della grandezza associata) viene realizzata tramite l'operazione di taratura.

Per la "missione" che a loro è stata affidata, i campioni devono essere realizzati prestando particolare cura ad alcune caratteristiche metrologiche fondamentali:
accuratezza nella realizzazione del loro valore nominale;
conseguimento di elevata ripetibilità e riproducibilità nelle                grandezze di interesse;
alta stabilità nel tempo delle caratteristiche;
immunità agli agenti di disturbo ambientali.

Tutte queste caratteristiche concorrono nel definire la precisione del campione, e conseguentemente nella sua incertezza di misura. È evidente che i campioni devono essere scelti tra le realizzazioni tecniche che presentano la migliore precisione realizzabile.
Dal punto di vista pratico, il campione va scelto in maniera oculata: se è vero che sono tecnicamente realizzabili campioni molto precisi, è anche vero che i costi crescono in modo quadratico via via che si richiedono precisioni maggiori. Pertanto è opportuno analizzare preventivamente i bisogni e scegliere campioni adeguati, senza pretendere troppo.











sabato 25 aprile 2020

STEP 11

Dove può essere rivisto il concetto di riproducibilità nella pandemia "Covid-19"

                                                     I Tamponi


Fase 1:
Il paziente si sottopone al test per il “Covid-19”. Il test consiste nel prelievo, tramite un bastoncino cotonato di materiale biologico (mucosa) presente nelle prime vie respiratorie (in questo caso dalla faringe), cioè la zona migliore da analizzare per andare a indagare la presenza di eventuali agenti patogeni e virus. Per accedere più facilmente, l’operatore si avvale anche dell’ausilio di un abbassalingua, questo per evitare che il bastoncino venga a contatto con altri superfici come denti o lingua, che potrebbero contaminare l’esito del test.


Fase 2:

Dopo aver accuratamente sigillato il bastoncino cotonato in una provetta di vetro, il campione viene inviato direttamente a un laboratorio di microbiologia. Qui  viene sottoposto a una particolare procedura denominata Reazione a Catena della Polimerasi (Prc) che consente l’amplificazione dei microrganismi virali e l’individuazione di casi positivi da presenza di patogeni (in questo caso, di COVID-19). 



 Nelle immagini sopra riportare sono rappresentate le 3 fasi principali nelle quali viene svolto un tampone per verificare se il paziente risulta positivo o negativo al “Covid-19”. Ho scelto questo momento particolare perché voglio sottolineare la riproducibilità dei tamponi, cioè il fatto che grazie alle tecnologie e all’evoluzione odierna, ogni qual volta si deve effettuare un tampone, non si deve far riferimento ad un tampone standard, infatti ormai c’è la possibilità di farne in grande quantità e in tutta sicurezza sulle modalità di svolgimento. 

Ecco di seguito il numero di tamponi effettuati in tutto il nostro paese: 





































sabato 18 aprile 2020

STEP 10


Dove si ritrova il concetto di riproducibilità in un film?

PERSONA(1966):


Il film che ho scelto è "Persona", diretto nel 1966 da Ingmar Bergman. 

Trama:
Elisabeth (interpretata da Liv Ullmann) è un’attrice teatrale che durante uno spettacolo all’improvviso smette di recitare, presa da un’incredibile voglia di ridere. Ricoverata in un ospedale psichiatrico, viene riconosciuta sana nel fisico e nella mente, non soffre di afasia, ma ha scelto coscientemente di non parlare più. La dottoressa da cui è ricoverata giunge a capire che il mutismo della paziente non è dato da una nevrosi, ma è una scelta consapevole, così decide di proporle di trascorrere un periodo di riposo e di recupero nella sua casa in riva al mare, affiancata dall’infermiera Alma (interpretata da Bibi Andersson). Alma si apre completamente a lei, che vede come una perfetta interlocutrice e con la quale tende sempre più ad identificarsi, sopraffatta dalla forza interiore che traspare dalla decisione estrema di rinunciare alla parola. Quei lunghi, intimi racconti di vita privata, che comprendono la confessione di un'esperienza sessuale di gruppo, invece di riscuotere la paziente dalla sua apatia, finiscono per creare una sorta di confusione e sovrapposizione di identità fra le due, che alla fine le porterà a dividersi.

Scena tratta dal film:
Di seguito non allego il trailer del film, ma una piccolissima parte che inquadra il momento centrale della vicenda, in cui Elisabeth e la dottoressa Alma si guardano allo specchio e sembrano quasi fondersi in una sola persona.




https://www.youtube.com/watch?v=LbbnvrSUBOk






sabato 11 aprile 2020

CITAZIONI INTERESSANTI





"L'allegoria barocca vede il cadavere solo dall'esterno. Baudelaire lo vede anche dall'interno.“ —  Walter Benjamin


venerdì 10 aprile 2020

STEP 09


Dove si ritrova il concetto di riproducibilità in arte?

CATTEDRALE DI ROUEN 



Questo dipinto fu realizzato da Monet tra il 1892 e il 1894 e  raffigura la bellissima "Cattedrale di Rouen", monumento più insigne dell'omonima città Rouen (Normandia), mentre la maggior parte delle tele sono conservate nel Musée d'Orsay di Parigi. Questo è solamente uno dei 28 dipinti ad olio raffigurante questa cattedrale che l'artista francese realizzo', infatti la sua intenzione era quella di descriverla in ogni suo minimo particolare e vedere anche come la temperatura, il sole, il vento e altro potevano modificare il suo aspetto. Proprio per questo decise di realizzare una serie di 28 tele nelle quali aveva riprodotto la cattedrale in diverse parti del giorno (alba, mezzogiorno, tramonto e sera) e in diverse stagioni.



Questi diversi dipinti ci riconducono perfettamente al significato di "Riproducibilità", infatti nonostante cambi l'effetto della luce o le condizioni atmosferiche, la sostanza dell'oggetto rappresentato è sempre la stessa.























STEP 08


Dove si parla di riproducibilità nei dialoghi di Platone? 


IL SOFISTA

Citazione:


“Nessuna cosa è per se stessa una sola; tu non puoi, correttamente, dar nome a una cosa né a una sua qualità; se tu, per esempio, chiami alcuna cosa grande, ecco che essa potrà apparire anche piccola; se la chiami pesante, potrà apparire anche leggera; e così via per tutto il resto, perché niente è uno, né sostanza, né qualità. Dal mutar luogo, dal muoversi, dal mescolarsi delle cose fra loro, tutto diviene ciò che noi, adoperando una espressione non corretta, diciamo che è; perché niente mai è, ma sempre diviene. Su questo punto tutti i filosofi, uno dopo l'altro, a eccezione di Parmenide, si deve ammettere che sono d'accordo.”

Tema del dialogo:

Questo piccolo testo sopra riportato è tratto dal “Sofista” di Platone, dialogo dedicato alla ricerca di una definizione per il “sofista”, figura che si rivelerà sfuggente e per certi aspetti simile al “filosofo”. Nella prima fase del dialogo fra Platone e lo Straniero di Elea (uno degli ospiti), quest’ultimo si ritroverà ad affrontare il tema del non essere e compiere un parricidio ai danni di Parmenide: infatti per definire chi è il sofista, bisogna prima dire chi egli non è, violando però in questo modo il principio parmenideo secondo cui non si può affermare il non essere. Vengono così affrontati i quesiti che erano rimasti irrisolti nel Teeteto e nel Parmenide, dialoghi aporetici a cui si fa riferimento in vari passaggi della discussione: dimostrando dialetticamente l'esistenza del non essere, Platone supera le aporie di questi due dialoghi, riguardanti l'essere e l'errore, definendo il non essere come modalità dell'essere, come diversità ("essere altro da"). Tutto ciò che è, che partecipa dell'essere, risulterà anche non essere, e così anche le idee saranno identiche a se stesse, ma diverse le une dalle altre, poiché l'una non sarà l'altra; la realtà trascendente pertanto si articolerà in una molteplicità di enti, dei quali l'uno non sarà l'altro. L'essere è dunque una molteplicità, mentre il non essere è infinito.

Riflessione finale:

Per concludere possiamo dire che secondo il pensiero di Platone la realtà può essere definita come un ente dotato di riproducibilità,  dalla quale tutto si origina ma sempre mantenendo uno stretto legame con essa, ad esempio il non essere non è altro che una “modalità” dell’essere.






















lunedì 6 aprile 2020

STEP 07


                            In quale opera poetica può essere rivisto il concetto di riproducibilità?

Jacques Prévert, “Tre fiammiferi accesi”


Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L’ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia.


L'opera a cui faccio riferimento è una poesia scritta dal poeta francese Jacques Prèvert intorno al 1946. L'autore parla di "tre fiammiferi" descrivendoli come mezzo utile a lui stesso per rivedere la sua donna nonostante lei non fosse lì accanto a lui. Prèvert vuole quindi sottolineare che la presenza della donna amata alla quale si è stati legati molto tempo può essere "riprodotta" anche dalle piccole cose.

sabato 4 aprile 2020

STEP 06


               In quale opera letteraria si può ritrovare il concetto di riproducibilità? 


Il concetto di riproducibilità può essere rivisto in un saggio scritto dall’autore tedesco Walter Benjamin nel 1936. Il titolo dell’opera è "Das Kunstwerk im Zeitalter seiner technischen Reproduzierbarkeit" tradotto in italiano " L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica”. Il saggio tratta dell’avvento delle nuove tecniche e delle conseguenze che comportano nell’essenza dell’opera d’arte. Benjamin, infatti, sostiene che la nascita delle tecniche di riproduzione (delle quali compie un breve riassunto, partendo dalla litografia per terminare con il cinema, soffermandosi in particolar modo sulla fotografia) ha privato l’opera d’arte (di qualunque genere essa sia: quadro, esecuzione musicale, scultura) di quel che lui definisce “aura”: l’aura dell’opera d’arte è il suo “hic et nunc” (il suo qui ed ora) che costituisce il concetto della sua autenticità, cioè: l’aura è “un singolare intreccio di spazio e tempo, l’apparizione unica di una lontananza, per quanto possa essere vicina”. L’opera d’arte, in passato, era strettamente legata ad un contesto (basti pensare alle statue greche, ora nei musei, all’epoca nei tempi) che spesso era rituale religioso; la sua fruizione, ovvero la sua percezione ed osservazione da parte della persona, era direttamente collegata alla funzione dell' ”oggetto” il quale, spesso, era soltanto simbolo rituale e poi diventava “opera d’arte”. Questa è l’aura dell’opera: la sua storia, la tradizione che porta in sé. La perdita dell’aura significa quindi l’impossibilità, da parte del soggetto, di cogliere l’opera nel suo contesto d’appartenenza, per ciò che essa realmente è, con la sua storia e la sua materialità. Quest’esperienza rende l’opera d’arte autentica in quanto, al momento della fruizione, il soggetto rivive, tramite l’opera, la tradizione che l’ha creata. Con la riproducibilità tecnica, invece, l’opera viene estraniata dal suo contesto culturale, viene estrapolata da esso e quindi vien meno il “qui e l’ora” aumentando, al contrario, il suo valore espositivo che è fondato, non più sul rituale, bensì sulla politicità. Benjamin, però, riabilita questa perdita dell’aura in quanto, a suo giudizio, l’opera d’arte in questo modo acquista contatto con le masse, che, all’epoca, cominciavano a manifestarsi come “movimento unitario”. Per concludere possiamo dire che Benjamin in un primo momento denuncia la perdita dell’ “aura” delle opere d’arte a causa dell’evoluzione tecnologica che permetteva (grazie alla fotografia, alla litografia e al cinema) di riprodurre un’opera d’arte quali un dipinto, una statua, distaccando il soggetto rappresentato dal suo contesto sociale, ma successivamente l’autore si rende conto che nell’epoca in cui viveva, le masse potevano essere portatrici di questi concetti.

Fonte: https://marcomartini.myblog.it/2015/05/11/recensione-water-benjamin-lopera-darte-nellepoca-della-riproducibilita-tecnica/









giovedì 2 aprile 2020

STEP 05


                            In quale spot pubblicitario può essere rivista la tua parola? 



https://www.youtube.com/watch?time_continue=61&v=PUxlWrQYmj4&feature=emb_logo

Lo spot pubblicitario che ho scelto fu girato in italia nella zona del lago di Como dall'azienda automobilistica produttrice della mini cooper nel 2011 per presentare il nuovo modello "countryman" dell'auto. 












STEP 24

                      Testo conclusivo Il mio percorso alla scoperta del concetto di riproducibilità  è cominciato cercando di dare una defi...